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I Nucleare Pericoloso

Il Vecchio Nucleare
 

Il nucleare tradizionale

I reattori e le armi nucleari sono alimentati da uno dei due isotopi fissili: Uranio-235 (U235) e Plutonio-239 (Pu239). Lo smantellamento delle testate nucleari sta al momento fornendo il materiale necessario per far funzionare i reattori, ma per pochi anni soltanto poiché la disponibilità di minerali uraniferi è fortemente diminuita, mentre d’altra parte la richiesta è notevolmente salita. Dai  7 $ per libbra del 2001 si è passati agli attuali 64 $ per l’Ossido di Uranio, incremento dovuto in particolare alla domanda della Cina e dell’India.
L'uranio naturale è formato dallo 0,7% di U235 e dal 99,3% di U238, un isotopo fertile. Trascuriamo U234 per la piccolissima incidenza percentuale. Il Plutonio Pu239 è prodotto quando U238 viene esposto ai neutroni in un processo chiamato di fertilizzazione.  

Gli obiettivi essenziali del ciclo del combustibile nei reattori autofertilizzanti sono:
         •   la produzione di energia in modo efficiente dalla fissione di U235 e Pu239;
         •   l’incremento della riserva di materiale fissile in modo che il sistema sia sostenibile;
         •   la sorveglianza contro eventuali abusi delle armi.

Ci si potrebbe chiedere se la riserva di materiale fissile possa non solo essere sostenibile, ma anche espandibile. Purtroppo questa eventualità non esiste, almeno nei reattori che usano carburante solido.
La riserva di materiale fissile è uno strumento indispensabile per la sopravvivenza e non è da prendere alla leggera. E’ previsto che al ritmo dell’attuale consumo le riserve di materiale fissile di alta qualità si esauriranno in circa 5 anni.
Si discute di come risolvere quest'aspetto immaginando un altro tipo di autofertilizzazione. Tuttavia il problema è che semplicemente la tecnologia dell’autofertilizzazione delle barre non funziona.
Un aspetto molto importante del nucleare tradizionale è quello che riguarda la gestione e lo stoccaggio dell’uranio impoverito (Depleted Uranium – DU) e del Combustibile Nucleare Esaurito (Spent Nuclear Fuel –SNF). Ogni Paese nucleare ha un proprio sistema di stoccaggio, secondo le caratteristiche geologiche dei siti scelti. Tuttavia la loro presenza non fa ritenere nessun Paese al riparo da possibili contaminazioni radioattive, poiché infiltrazioni, falle nei contenitori, reazioni chimiche possono generare situazioni di pericolo. Inoltre le scorie radioattive restano tali per milioni di anni. Per quanto possa sembrare strano l’unica soluzione che può bonificare le scorie ammassate nei siti, è quella che siano utilizzate come innesco nei Reattori ai Sali Fusi di Torio.
Un esempio concreto è quello della società americana Transatomic Power che mette in pratica il WAMSR (Waste Annihilating Molten Salt Reactor). I reattori consumano il 98% delle 270.000 tonnellate di barre di combustibili nucleari esauriti esistenti al mondo, ricavandone energia elettrica capace di soddisfare la richiesta mondiale di energia per 72 anni e liberando la terra da scorie pericolose.

Le cadute radioattive, il famoso “Nuclear Fallout” oppure “Nuclear Pollution”, hanno fatto sempre parte dell’immaginario collettivo in materia di apocalisse e disastri planetari.  A ragione, direi. Me lo sono sempre immaginato come un giudizio universale, con Dio che appare tra le nubi, l’occhio nel triangolo.
Mi ricordo di una canzone degli anni ’60 “Eve of Destruction” cantata da Barry McGuire e composta da P.F. Sloan nella quale si parlava tra l’altro del legittimo incubo di una guerra termonucleare globale.
In effetti il nucleare, quello vecchio all’uranio-235 o al plutonio-239, dove è  impossibile ottenere una fusione stabile e controllata, ha fatto sempre molta paura e danni. Anche a me.
Fallout o Pollution erano parole di uso corrente in quel periodo a cavallo fra anni 60 e 70, quando si immaginava un inevitabile scontro fra URSS e USA. Fortunatamente il buon senso l'ha evitato, o forse si è trattato solo di fortunata casualità.
I vecchi impianti nucleari, a qualunque Paese appartengano, sono il risultato di tecnologie che ormai hanno fatto il loro tempo e sono stati concepiti e strutturati più per usi militari che civili.
Più passa il tempo più diventano pericolosi. Immensi, dispendiosi, difficili da controllare, con produzioni di energia associata quasi sempre alla produzione di scorie fissili per armamenti, strategicamente importanti e segreti, da difendere con mezzi militari.
Qualche anno fa anche qualcuno stava provando a reintrodurre in Italia il nucleare e non si era accorto che gli amici gli stavano rifilando pericolosi impianti di seconda e terza generazione. Questi impianti, pericolosi già di per sé per il materiale fissile utilizzato e l’alimentazione allo stato solido, lo sono maggiormente giacché per il raffreddamento hanno bisogno di una grande disponibilità d’acqua, che non deve mai mancare, pena le conseguenze che abbiamo visto nella tragedia di Fukushima.
Ora se l’acqua dovesse mancare a seguito di eventi naturali straordinari, sarebbe certamente una cosa seria, ma almeno imputabile solo alla fatalità.
E se dovesse mancare a causa di sabotaggio da parte di terroristi o di Paesi Ostili? Dal punto di vista tattico è più facilmente realizzare un attacco terroristico alle condotte d’acqua, che non un attacco diretto alla Centrale Nucleare.

Quali sono gli svantaggi del tradizionale nucleare?

•   Proliferazione nucleare;
•   Smaltimento e trattamento delle scorie nucleari che restano pericolosi per un indefinito numero di anni;
•   Possibilità di severi incidenti e fusione del nucleo, con gravissime conseguenze per l’umanità;
•   Consistenti investimenti e difficoltà economiche per produzione e gestione del fertilizzante nucleare
    (arricchimento);
•   Abnorme dimensionamento degli impianti;
•   Obbligo di costruzione in ”loco”;
•   Problemi all’ambiente ed alle persone che vivono nelle vicinanze della centrale;
•   Estrazione di appena l’1% dell’energia effettivamente estraibile;
•   Inutile spreco di uranio, paragonabile al platino che potrebbe servire per altri fini (come usare un missile per
    ammazzare una formica)
•   Devastanti effetti collaterali derivanti dall’uso chemioterapico.


 
 
 
 
 
 
 
 
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